Logo bianco Museo dei pupi e del carretto di scuola palermitana Vincenzo Pandolfo
Sagoma della testa di un pupo siciliano con asta per manovrarlo e gancio per riporlo

Sarò un pupo...

Rapu n’occhiu e appressu ni rapu ‘navutru.
Chi sono? Dove sono? Ma soprattutto, che lingua sto parlando?
Non sento nulla se non la mia bocca che si apre e si chiude, e i miei occhi. La mia testa sembra di legno ma è piena di ferro, un’asta l’attraversa. Vedo due persone interessate a me, mi scrutano e discutono sul da farsi, si rivolgono a me chiamandomi pupo e a loro stessi come pupari.

Ora lo so! Sarò un pupo e vivrò in Sicilia, la mia lingua sarà il siciliano e i miei compagni di viaggio stanno nascendo proprio adesso qui con me. Attorno a me vedo tante membra, nessuna sembra appartenermi…
Sagoma della busto di un'ossatura di un pupo siciliano

con la mano sinistra libera

Ora il gancio sotto il mio collo ha trovato posto: si incastra perfettamente all’interno di un’insenatura in quello che sembra essere il mio busto. I pupari lo hanno scolpito a forma di clessidra, il legno è robusto e resistente, dicono essere di faggio, diverso dalla mia testa che è in cipresso.

Inizio a sentire le mie braccia e le mie mani, ma è una sensazione strana, differente dal resto del corpo. Le braccia sono molto morbide e snodabili, in tessuto, ma le mie mani sono rigide, il legno è stato scolpito con un intento ben preciso: ‘a me manu dritta è sirrata a pugnu, ‘a manu manca si movi libbira.
Sagoma delle gambe di un pupo siciliano

e mi calerò in ginocchio,

Anche le insenature alla base del busto ora svolgono la loro funzione: hanno accolto le mie cosce. Sembrano essere solide e resistenti così come tutto il mio corpo, mi permettono grandi movimenti! Con le mie ginocchia snodabili cammino con facilità ma con la stessa facilità mi calu addinucchiuna. Le mie gambe hanno lunghezze diverse, camminerò sciancatu?

Ancora nuru vaiu caminannu, ma a li me peri forma di scarpa cu un curtu taccu dettiru.

sarò Nofrio

Coppola, giacca e pantaloni mi rivestono, mi distinguo dagli altri: pupo in paggio sono. Armatura non ho, la mia mano non stringe nessuna arma e nessuno scudo. Un’asta in ferro guida la mia mano destra e un filo di corda manovra la mano sinistra, sulla scena io e il puparo na cosa sola semu. Movimenti decisi e piccoli balzi fanno del mio camminare una vera e propria arte.

Nomi ri Nofriu mi dettiru, lu compitu ri cuntari li storie ri l’autri aiu.
Sagoma degli abiti di un pupo di farsa